lunedì 21 marzo 2016

Nonlinearity



Alors on vit un spectacle formidable.

Toute cette cavalerie, sabres levés, étendards et trompettes au vent, formée en colonne par division, descendit, d'un même mouvement et comme un seul homme, avec la précision d'un bélier de bronze qui ouvre une brèche, la colline de la Belle-Alliance, s'enfonça dans le fond redoutable où tant d'hommes déjà étaient tombés, y disparut dans la fumée, puis, sortant de cette ombre, reparut de l'autre côté du vallon, toujours compacte et serrée, montant au grand trot, à travers un nuage de mitraille crevant sur elle, l'épouvantable pente de boue du plateau de Mont-Saint-Jean. Ils montaient, graves, menaçants, imperturbables ; dans les intervalles de la mousqueterie et de l'artillerie, on entendait ce piétinement colossal. Étant deux divisions, ils étaient deux colonnes ; la division Wathier avait la droite, la division Delord avait la gauche. On croyait voir de loin s'allonger vers la crête du plateau deux immenses couleuvres d'acier. Cela traversa la bataille comme un prodige.

Rien de semblable ne s'était vu depuis la prise de la grande redoute de la Moskowa par la grosse cavalerie ; Murat y manquait, mais Ney s'y retrouvait. Il semblait que cette masse était devenue monstre et n'eût qu'une âme. Chaque escadron ondulait et se gonflait comme un anneau du polype. On les apercevait à travers une vaste fumée déchirée çà et là. Pêle-mêle de casques, de cris, de sabres, bondissement orageux des croupes des chevaux dans le canon et la fanfare, tumulte discipliné et terrible ; là-dessus les cuirasses, comme les écailles sur l'hydre. Ces récits semblent d'un autre âge. Quelque chose de pareil à cette vision apparaissait sans doute dans les vieilles épopées orphiques racontant les hommes-chevaux, les antiques hippanthropes, ces titans à face humaine et à poitrail équestre dont le galop escalada l'Olympe, horribles, invulnérables, sublimes ; dieux et bêtes.

Bizarre coïncidence numérique, vingt-six bataillons allaient recevoir ces vingt-six escadrons. Derrière la crête du plateau, à l'ombre de la batterie masquée, l'infanterie anglaise, formée en treize carrés, deux bataillons par carré, et sur deux lignes, sept sur la première, six sur la seconde, la crosse à l'épaule, couchant en joue ce qui allait venir, calme, muette, immobile, attendait. Elle ne voyait pas les cuirassiers et les cuirassiers ne la voyaient pas. Elle écoutait monter cette marée d'hommes. Elle entendait le grossissement du bruit des trois mille chevaux, le frappement alternatif et symétrique des sabots au grand trot, le froissement des cuirasses, le cliquetis des sabres, et une sorte de grand souffle farouche. Il y eut un silence redoutable, puis, subitement, une longue file de bras levés brandissant des sabres apparut au-dessus de la crête, et les casques, et les trompettes, et les étendards, et trois mille têtes à moustaches grises criant : vive l'empereur ! toute cette cavalerie déboucha sur le plateau, et ce fut comme l'entrée d'un tremblement de terre.

Tout à coup, chose tragique, à la gauche des Anglais, à notre droite, la tête de la colonne des cuirassiers se cabra avec une clameur effroyable. Parvenus au point culminant de la crête, effrénés, tout à leur furie et à leur course d’extermination sur les carrés et les canons, les cuirassiers venaient d’apercevoir entre eux et les Anglais un fossé, une fosse. C’était le chemin creux d’Ohain.



(...On croyait voir de loin s'allonger vers la crête du plateau deux immenses couleuvres d'acier. Come faccio a dirglielo, a Erick, che Céline non ce la fa, non funziona, non ha la tecnica, non ha lo spessore, non ci arriva... Comunque, voi dormite tranquilli. Come sapete, noi abbiamo vinto. E il povero Pontmercy passerà il suo brutto quarto d'ora, sarà avvicinato da persone che crederà benevole, e invece vogliono solo sfilargli il portafoglio, e poi morirà senza che suo figlio possa capire chi è suo padre. Business as usual, non è di questo che volevo parlarvi, ma di una cosa più importante: la storia è nonlineare. Quindi fatemi questo cazzo di favore: basta parlare di Germagna e Lamerika come fossero due giocatrici di scacchi. Non funziona così. C'è uno chemin creux per tutti. Ah, comunque, visto che che con un prodigio di politica sono riuscito a riconciliare Erick con Arsène, è ufficiale: #famoerpartito. Anzi, fatelo voi, che a me viene da piangere...)

61 commenti:

  1. #famoerpartito....é trascorso mezzo secolo dagli anni '60 e ancora si sente 'sta cosa, non si sa più se ridere o se piangere.
    Segnalo per chi fosse interessato un libricino-intervista dove, un grande prof. nella sua materia giudicava bonariamente tutti i gruppuscoli e partitini che erano sorti in quegli anni ner movimento:
    "un caleidoscopio"...un bel gioco che non produce nulla. Fu buono, in realtà produssero e producono, a mio parere, solo perdita di tempo e danno.

    Ludovico Geymonat: Paradossi e rivoluzioni. Intervista su scienza e politica, a cura di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Il Saggiatore, Milano 1979

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    1. Due sere fa su una rete televisiva che non ricordo passava un servizio sui "Giovani per Macron" (sì, una cosa tipo "Marxisti per Tabacci"). Il servizio proseguiva mostrando un ottantenne riccastro che sarebbe pronto a finanziare una eventuale candidatura di Macron alle presidenziali (figurati!). Da una porta esce Michel Rocard (non so se ve lo ricordate): un padre nobile fa sempre comodo! Alla domanda del giornalista se volessero fare un partito, la risposta: "Un partito deve avere delle radici, una storia centenaria, e almeno duecentomila iscritti. In questa stanza siamo in due".

      Poi naturalmente si può vedere la cosa anche in un altro modo: la storia centenaria, se non fosse iniziata, non sarebbe mai diventata tale. E gli anni '60 erano un periodo lievemente diverso sotto una dimensione: c'era stato un attacco esterno (da parte degli USA), e avevamo perso (per fortuna), quindi il problema di difendersi non si poneva più (mentre ora si pone).

      L'impossibilità di fare il partito la vedo proprio in quest'ultimo elemento. Se mi trovate quattro imprenditori che non considerino lo Stato come un nemico, quattro statali che non considerino l'artigiano col SUV come un nemico, quattro commercianti che non considerino gli statali come nemici, qui il partito riusciamo a farlo, anche con queste dodici persone. Bastano largamente. Il problema è un altro: NON CI SONO. Provate per credere. La mancanza di una base ideologica comune rende impossibile l'aggregazione attorno a qualcosa che non sia un effimero raglio anticorruzione o antieuro. La piattaforma ideologica c'è, è tutta nel Tramonto dell'euro. Ma nemmeno riscriverla coi disegnini ne L'Italia può farcela è servito a favorire una mediazione consapevole di interessi distanti e spesso legittimamente contrapposti. Ed è esattamente per questo che è impossibile fare un partito: perché laggente non capiscono che sono sulla stessa barca. Eppure oggi sarebbe semplice capire su che barca si è. Ad esempio: Geymonat era eurista? Si è spento prima di doversi esprimere. Non sa quanto deve ringraziare il Signore per questo...

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    2. E' da Novembre (dopo aver scoperto il blog)che, come Diogene con il lanternino, cercavo queste persone. Non per fare #erpartito, ma per avere almeno un piccolo sostegno morale per andare avanti. Ne ho trovati due, separati ragionavano, capivano... appena li metti assieme attorno ad un tavolo, si scannano.

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    3. Non se è una coincidenza ma il nucleo originario del Partito Comunista Cinese pare fosse composto proprio di 12 persone...

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    4. Quello della chiesa cattolica da 13. Ci manca S. Giovanni, mentre di Giuda e S. Tommaso ne ho in eccesso di offerta. Servono?

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    5. Beh di Giuda in Italia ne abbiamo fin troppi. Direi a milioni. E i peggiori sono quelli inconsapevoli...

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    6. Di Michel Rocard ricordo un'intervista,rilasciata se non sbaglio al TG2 nel 1993,quando era segretario del partito socialista.
      A domanda sul futuro delle ideologie dopo la caduta del muro rispose che l'ideologia da perseguire sarebbe dovuta essere semplicemente la costruzione di una società in cui fosse dato di lavorare per vivere,e non di vivere per lavorare.Come sia andata a finire poi lo abbiamo visto.

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    7. Forse impostando come base ideologica il ritorno alla Costituzione.Prendendo lo spunto iniziale dal lavoro di Quarantotto.La Costituzione,almeno come parola evocativa, è ancora molto rispettata. Per molte persone credo possa essere un terreno comune.
      Per tutto il resto, grazie Professore.

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    8. Un'ottima riflessione. L'Italia è stata per lungo tempo il paese delle "due chiese", quella cattolica e quella comunista, le quali rappresentavano interessi differenti. Far comprendere che si è tutti sulla stessa barca a persone che fin dalla loro infanzia hanno guardato ai partiti come a portatori di interessi diversi per fasce sociali diverse non è così semplice. Non è colpa di nessuno. Lei fin dal primo momento ha tentato di parlare alla sinistra per portarla su posizioni ragionevolmente anti-euriste. Ci ha provato. Purtroppo scontiamo il fatto che l'elettorato del Pd è in larga parte il vecchio elettorato democristiano, e quindi più tutelato rispetto ad altre categorie (quelle che ora si rivolgono ai Salvini e alle Meloni) e crede di poter resistere alla crisi. Mentre la sinistra "radicale", il cui pragmatismo politico è nullo, ancora s'interroga su come rifondare il comunismo e paga la sua inconsistenza alle urne.

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    9. La Costituzione, come collante ideologico, è temo sopravvalutata. Attenzione: non dico che non sia bella e buona. Dico che non può funzionare per portare avanti un discorso trasversale perché è stata costruita oggettivamente sulla base di una conventio ad excludendum, e quindi una parte di italiani si sente tagliato fuori (a destra) mentre un'altra parte la trova non sufficientemente radicale (a sinistra). Voi se volete provateci. Ma non funziona. Del resto, se il tipo di lotta che ha portato a quel prodotto fosse in grado di tradursi in un ragionamento pragmatico e attuale, l'ANPI non sarebbe, come è, eurista.

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    10. Temo di essere d'accordo con Alberto, anche assumendo, in una perifrasi di approccio, il punto di vista del "ripristino costituzionale": ho cercato, specie negli ultimi mesi, di evidenziare come la Costituzione sia oggi divenuta un "nomen" mitologico privo anch'esso di contenuti condivisi e, più che altro, compresi.

      L'incomprensione della Costituzione, cioè del suo modello socio-economico (normativamente keynesiano), è solo l'altra faccia della medaglia di quella strategia culturale di dissoluzione dei partiti di massa che Rodrik evidenzia fin troppo bene, e che consegue alla violenta restaurazione del paradigma neo-liberista e liberoscambista.

      In definitiva, le forze dell'oligarchia "mondialista" (UE in testa) hanno innescato un'inerzia potente che può solo sfociare in un'accentuazione autoritaria, nel tentativo finale (e mostruoso) di riplasmare la stessa natura umana.

      Questa deriva può solo implodere per le forze autodistruttive che essa stessa ha messo in gioco: la creazione di un partito può forse conseguire all'inizio di questo processo di autodissoluzione, ma non anticiparlo e, purtroppo, neppure provocarlo.

      Questo perchè, mi pare sempre più evidente, lo tsunami del mainstream non può essere contrastato all'interno del sistema, ormai irreversibile, che ha creato: quello della democrazia idraulica e sondaggistica, già predisposta a frazionare in sub-conflitti senza logica (imperniati sui diritti cosmetici e su alterazioni dei nessi di causa-effetto) le masse mediatizzate e spolpate...

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    11. Segnalo che c'è chi ci sta provando, a ripartire dalla costituzione. Con incontri in tutta Italia. www.sovranitapopolare.it Vedremo come va..

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    12. Auguri. Come vedi, ti faccio anche pubblicità.

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    13. Volevo solo aggiungere che tra i tredici, il capo era uno assai esperto in moltiplicatori, un vero Dio...ma poi sesomagnatitutto...

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    14. Caro Marco Giannatiempo, non sono affatto convinto che la maggiorparte dell'elettorato del PD sia fatta di democristiani di nascita o di assimilazione. Temo invece che anche una buona parte del fu partito comunista sia elemento costitutivo del PD. Ho già scritto in passato e non voglio approfittare dell'ospitalità che mi viene concessa dal curatore di questo bellissimo spazio per ritornare a riproporre le mie solite argomentazioni. Perciò in estrema sintesi mi limito solo a ribadire che non esistono più né i democristiani né i comunisti. Perché finché sono esistiti, gli uni e gli altri, il paradigma costituzionale, che, come ricorda bene il Professore, era sì un paradigma ad excludendum per una parte del paese, ma solo apparentemente (gli atti della costituente descrivono un dibattito trasversale che ha attraversato tutte le anime dell'elettorato del nostro paese), ha retto. Crollati i due partiti (e il modo con cui ciò è avvenuto è sempre lo stesso: sesomagnati tutto) e ciò che il concetto stesso di partito rappresenta per la nostra Costituzione (e cioè uno degli strumenti attraverso cui si cerca di dare realizzazione al contenuto dell’art. 2), la nostra Carta, per quanto meravigliosamente scritta, è diventata più fragile, sempre più esposta al vincolo esterno. Che cosa è ora il PD se non una riproposizione in chiave farsesca di Forza Italia? Del resto, non fu detto (Hegel) che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa (Marx, il 18 brumaio)? E Renzi e il suo partito che fa le pugnette sui tavoli dell'Europa (citazione di questo blog) non sono la riproposizione alla Happy Days di quei mesi in cui Berlusconi e i suoi cercavano disperatamente di resistere alle ingerenze di Bruxelles and C? Fondare un partito: 'na parola. I partiti modello Costituzione si sono formati con le due Guerre, tra le due Guerre e nelle due Guerre. Anzi, alcuni sono stati costruiti e programmati in funzione egemonica post-monarchica persino prima della II Guerra Mondiale (la DC, già partito popolare, sponda Azione Cattolica). Per costruire partiti simili, partiti che durino, che incidano profondamente sul tessuto sociale, ci vuole pertanto un'esperienza tragica di abisso. Per costruire invece un partito modello attuale, bastano du’ Raggi, un po’ de’ Boschi e tanti Verdini. Mi dirai che così si vince: può darsi, ma per fare poi cosa?

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    15. Personalmente sono "ripartito" da anni.
      E magari mi trovo ad avere a che fare anche con le teorie dei costituzionalisti che, sempre magari, su quanto sia "in salute" la Costituzione pesano un tantinello.

      Finora, di gente che abbia i mezzi per comprendere la Costituzione - così come l'hanno concepita Ruini, Mortati, Basso e Calamandrei, e pure Caffè se per questo- in giro non se ne PUO' vedere molta.

      E non per una questione di erudizione (la Costituzione richiede studio ma non così tanto, disponendo delle dovuta buona volontà), quanto per una questione di sua precomprensione alla luce del sistema mediatico-culturale dominante.

      Un esempio è l'intendimento della Costituzione eepresso dal M5S o sbandierato dai comitati che si oppongono al referendum (entrambi casi eclatanti di scissione cognitiva, astorica): manca talmente l'impegno minimo a ricostruire cosa veramente abbia voluto disporre (la Costituzione era intesa come precettiva), che perciò, nel contesto attuale, è piegabile alle più astruse enunciazioni e finalità (spesso mosse da buona fede...come il sostenere i diritti cosmetici).

      PS: la versione della Cost. come "conventio ad excludendum" è già una manifestazione ex post e riduzionistica del "Quarto Partit"o (spaghetti neo-liberisti d'antan) la portata precettiva.
      I lavori preparatori (riportati ne "La Costituzione nella palude") testimoniano che non aveva affatto questo presupposto e questa finalità.
      La Cost. è essenzialmente un atto di respingimento del liberismo e persino i liberisti sedevano in Costituente (esentati benevolmente dalle responsabilità che avevano avuto nell'ascesa del fascismo).
      Persero la partita; ma si misero all'opera subito per una rivincita che sta compiendosi ai nostri giorni, in nomine euri

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  2. Chi riconosce la non-linearità della Storia può farsi promotore di una azione?



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    1. Indubbiamente. In un sistema nonlineare cade la proporzionalità semplice fra azione (shock) e risultato (risposta). La nonlinearità è il famoso discorso della farfalla e del tornado, ricordi? Quindi se ti senti farfalla, batti pure le ali. Il bicchiere mezzo pieno è che non puoi sapere esattamente dove si scatenerà il tornado!

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    2. È talmente non lineare che due battiti d'ali se non sincronizzati potrebbero annullarsi a vicenda e non provocare nulla. Ma noi grazie al prof. e a 48 abbiamo imparato a batterie bene, almeno credo. La cosa più difficile è però per me riuscire (ci sto riuscendo grazie a voi) a contrastare quei sentimenti di norimbergarismo e piazzaleloretismo che tendono ad affiorare in certe occasioni tipo gli articoli alla Salvati.

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    3. Caro Attilio e carissimi tutti, due battiti di ali produrranno un risultato nullo se e solo se:
      a) sono sincronizzati e
      b) il sistema è lineare.
      Consiglierei a tutti, nessuno escluso, di non avventurarsi in terre sconosciute. La linearità è un concetto matematico inequivocabile e qui di matematici ne circolano ben pochi! Per non parlare poi di acculturati di teoria dei sistemi!

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    4. Caro Eudosso, grazie per lo sforzo. Qualcuno ti ha detto se i due battiti sono uguali?

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    5. Ma quando batti le mani fa più rumore la mano destra o la mano sinistra?

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    6. Comunque,battere è una parola chiave...

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  3. Seguo da circa 3 mesi, troppo poco per sentirmi a casa.
    L'impressione è che state cercando di costruire un sentire più alto che non sia un partito politico. Non sprecate tutte le energie che vi avete impiegato in questi anni.
    Questo detto dalla madre di una giovane donna di 20 anni, una ragazza di 16 e una bimba di 8.
    Grazie.

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    1. Ma figurati! Mi sembra abbastanza chiaro che non ci stiamo pensando. Stiamo cercando di far capire a chi deve pensarci come pensarci. Tre femmine come mia suocera.

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  5. Ma i partiti politici sono nella fase decadente del loro ciclo di vita del prodotto ( Completing Europe's Economic and
    Monetary Union). Io oltretutto non ho mai visto una forte presenza partitica fondata su temi di interesse così trasversale. Nemmeno l'ecologia e la legalità sono mai riusciti ad aggregarsi in una azione politica unitaria rilevante. A me piacerebbe veder continuare qui la specifica azione di influencer e magari a ragionare sulla sua possibile semantica. Lo dite sempre fino alla nausea ai seminari dedicati agli imprenditori: innovazione, specializzazione e internazionalizzazione del prodotto !

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  6. Perdonate un diversamente europeo, diversamente colto che l'ha letto solo in italiano...è Victor Hugo? Son passati tanti anni...

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    1. Assolutamente sì. La carica dei corazzieri, dove il padre di Marius viene ferito, per essere poi salvato da Thénardier, con quel che ne consegue. Una pagina che mi ha sempre impressionato. Sarà che io sò maschietto, non sò femminuccia come Nat: a me fa piangere Hugo.

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    2. Questa.

      Si sente ancora l'eco delle urla dai quadrati inglesi: "Fuck EU!"

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  7. Pensavo (capita, a volte, persino a un insegngniante...): questo blog è un antidoto alla solitudine.
    (Oh, pardon, scordavo di avvertire: questo è OT, almeno parzialmente).
    Non parlo di feeling - chissenefrega - ma di un'esiziale condizione eventualmente operativa.
    Di qui l'appello (da non-appellista, beninteso): non so quanti insegngnianti di buonasquola seguano questo blog, ma se ve ne sono a sufficienza per costituire una community sia pur informale, battano un colpo. Da solo gnaafò, non posso proprio (ci ho provato coi colleghi d'istituto, mi guardavano con l'espressione che diceva "Poverino..." - loro sanno, loro). Basta poco, la condivisione di spunti bibliografici, link, se non di materiali già elaborati per la didattica; dritte insomma, abbozzi di linee per un curriculum di storia (economica, please) - la storia è meta-dimensione di ogni altro discorso (economia, diritto costituzionale, persino letteratura, come dimostra il Prof., qui)... Fuori da questo spazio, ok, per non infestarlo di escursioni fuori tema. Se "i contenuti non contano", ché adesso si lavora alle Kompetenze (competenze a vuoto, sul nulla di quid intercambiabili - maledetto Delors, maledetto, e maledetti i pedagogisti mainstream!) la scelta dei contenuti mai in passato è stata libera come oggi. Va ripensato tutto, tutto: Risorgimento, guerre mondiali, nazismo, secondo dopoguerra, età postmoderna, ma ab origine, da Carlo Magno (il nonno di Spinelli? Meccojóni!)... Sparo a caso, tanto ci prendo comunque. E non esiste uno straccio di fottuto libro di testo che risponda alla bisogna (piddinitas di autori ed editori - e di tre quarti del mondo accademico - come egemonia gramsciana in sedicesimo). E non posso scriverlo io, 'sto libro: gnaafò, ripeto. D'accordo, posso arrangiarmi un po', ma dovrei ricostruirmi ab imis fundamentis (sono cresciuto a pane e piddinitas, come attestano i titoli della mia biblioteca). Qualche collega, qui, si è mosso prima, io sono l'Ultimo dei *Cani... Boh... Vox desperationis. Scusi tanto, Prof., mi censuri senza pietà se ho pisciato fuori del vaso. È che faccio del male ai miei studenti da vent'anni, come per altri vent'anni altri insegngnianti hanno fatto del male a me. E siccome ora chiagno spesso, almeno vorrei evitare di fottere... Non so come, da inetto. Help!

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    1. Guarda che il problema di non fare male ai nostri allievi lo abbiamo tutti, e al mio livello ha una dimensione in più. Oggi scrivere qualcosa con me significa essere appestati. E, come vi ho spiegato, domani sarà la stessa cosa. Poi c'è la dimensione che condivido con te, quella di non dare messaggi falsi considerando che la dottrina scientifica e il metodo didattico sono completamente ideologizzati e appiattiti su posizioni settarie. Si può spiegare bene Keynes anche usando il Mankiw. Ci vuole un po' di pazienza, ma alla fine ottieni anche il risultato di far capire che ogni testo necessità di una metalettura.

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    2. Caro sig. Pasello, la capisco! E condivido i suoi sforzi. Rispondo al "suo appello". Seguo questo blog dal 2011 e da allora decisi di fare rete nella categoria professionale cui appartengo, quella degli psicanalisti. Ho utilizzato una mailing list esistente tra colleghi (circa 60 nel nord Italia). Ho scritto a puntate per due anni e mezzo una serie di recensioni sui temi dell'economia, recensendo i libri del prof. Bagnai, mettendo link a video (Borghi, ecc.)...in definitiva ho scassato i maroni ai miei colleghi senza sosta. A farglielo capire che anche la Psiche è intrisa di economia! Non so bene cosa abbia raccolto o cosa raccoglierò, alle volte solo qualche sorrisetto sardonico con sottotitolo "noi non siamo mica economisti!"... ma non le nascondo una cosa: mi sono divertito malgrado le resistenze! E tanto... e non cedo, nemmeno di un millimetro. Al prossimo libro e alle prossime recensioni...

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    3. Anche io insengnio. Diritto ed economia in una "ragioneria", anzi diciamo meglio "ex-ragioneria", che oggi con le 400 ore di skuolalavoro e il progettificio attira-finanziamenti sempre aperto, di spazio per ragionare ne rimane davvero poco. E comunque, se come dice il prof. si può insegnare bene Keynes anche usando il Mankiw, a me pare che usando i manuali delle superiori purtroppo è una vera mission impossible, dato che si naviga tra una miriade di errori ed omissioni...con la scusa che il livello è quello scolastico, è facile "farla facile" che la stampa di moneta crea inflazzione e debbitopubbbblicobruttobruttissimo, o altri orrori sui Trattati europei che prevalgono sulla Costituzione. Quindi là dove posso e quando posso mi industrio a preparare materiale ad hoc e cercare articoli giusti da commentare in classe. Il più gettonato è il buon Vito Lops del Sole, perché con la copertura dell'autorevole quotidiano ci scappano delle cose che loro umani...! E pur nella frustrazione abituale, ladddove in classe c'è vita intelligente, dietro gli occhi più vivaci a volte spuntano tanti punti interrogativi e "qualche volta" capita che le domande sono tante e la lezione prende una piega che devo anche stare attenta a quello che dico ... comunque qualche genitore è stato "piacevolmente" (meno male!) sorpreso dal vedere i figli interessarsi a una materia scolastica!
      Per quel che riguarda i colleghi, i migliori sono i decrescisti...
      Quindi ok, se siamo abbastanza da dar vita a una community informale, io cercherei di contribuire per quel che posso, e attingere.

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  8. Insegno in un liceo scientifico. Sono riuscito a coinvolgere, per ora, i due colleghi di Filosofia e Storia (strategici!) e due di Scienze. Ho presentato questi temi in due classi quinte e una terza (quelle dei colleghi di cui sopra). Uno studente di quinta - evidentemente colpito da qualche argomento - ha coinvolto suo padre (anche lui collega, di Fisica). C'è vita, su Marte.

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    1. Mi chiedevo appunto che lavoro facessi. Magari se mi dici dove insegni trasloco e iscrivo er Palla (non per sfiducia verso l'attuale corpo docente, per carità...).

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  9. Seguo Goofynomics da silente da circa un anno, ciò che dicono i colleghi insegnanti sulla difficoltà di far recepire questi temi agli studenti (farli uscire dalla caverna) mi trova ovviamente in sintonia. Di più non voglio aggiungere anche perché oggi ho sentito parlare di uno stage lavorativo in Spagna a 1300 euro (insegno filosofia e storia in un liceo ..si fa per dire..linguistico) e sono ovviamente arrabbiata perché molti abboccano a queste offerte spacciate come progetti.
    Insegnare con questa consapevolezza comporta un grande dispendio di energia psichica difficile da recuperare.

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  10. Vede, Prof., in chimica accade più o meno quel che accade in economia (o in qualunque altro campo del sapere e del fare), e che è stato ben sintetizzato da Sapir nei suoi ultimi posts sulla Democrannie: il dominio delle regole. Che, nel caso delle scienze cosiddette "dure" sono le norme ISO.
    Così, accade che, per analizzare gli idrocarburi policiclici aromatici (una classe di composti derivati dalla combustione incompleta, che si ritrovano ovunque e sono particolarmente presenti nei catrami di legna, di petrolio, nel particolato diesel e nelle PM10) esistono ben 5 norme diverse, a seconda di quale materiale si debba analizzare (acqua, rifiuti, suoli, sedimenti o particolato). Ognuna di queste norme, per analizzare il medesimo materiale, utilizza apparecchiature, procedure e riferimenti sostanzialmente diversi (e finaco incompatibili tra di loro). Non so se c'entri l'Euro, in questo ma, di certo, c'entrano la Germania e l'Europa. Perché l'ossessione per regole "tecniche", impersonali, scollegate dalla pratica quotidiana, mi pare essere una delle costanti dell'ordoliberalismo e dell'Unione Europea. E qui si apre una bella discussione. Da un lato, aiuta tutti, perché crea una certa uniformità di procedure, che consente di comparare i dati. Dall'altro, queste norme non piovono dal cielo, non esistono certo perché Deus le voult. Sono il prodotto di gruppi di pressione, lobbies industriali (e lo so bene, perché partecipai, anni fa, ai lavori di alcuni EN TC [Technical Committees]). Tant'è che alcune sono scritte in modo tale che quando le leggi sai anche quale strumento acquistare e di quale ditta.
    Il problema è che, naturalmente, agendo in questo modo, una serie di imprese ottengono un monopolio d fatto sulla strumentazione, cosa che, da un lato, è fonte di sicuri guadagne ma, dall'altra, blocca e ostacola sia la ricerca sia il miglioramento delle procedure. In sostanza, le norme esistenti sono fatte su misura per impedire lo sviluppo di metodi di analisi che trasferiscano sapere dalle procedure agli esseri umani. Vanno nella direzione di consentire anche ad una scimmia ammaestrata di eseguire compiti complessi, salvo poi richiedere l'intervento di geni per l'interpretazione dei risultati.
    Magari non è attinente con la discussione in atto ma, a mio modo di vedere, ha qualcosa da dire circa i collegamenti (o le correlazioni) tra indipendenza, autonomia, frammentazione e creatività e sviluppo e avanzamento della conoscenza. In fondo è assai curioso che questi liberisti ad oltranza cerchino costantemente di ridurre la variabilità intrinseca agli esseri umani verso lo zero assoluto.
    Naturalmente, cercare di discutere questo stato di cose scatena l'ostracismo immediato. Ma, ci fossero per caso dei colleghi con i quali discutere se e come sia possibile modificare la situazione, a disposizione.
    Buona vita.

    Guglielmo

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  11. A me sembra che tutto proceda con linearità in economia, la nonlinearità è data dalla politica. Quindi, anche se sembra un controsenso, sono contenta il partito non lo voglia/possa fare. Professore io mi fido ciecamente di lei, ma un partito non è una persona (neanche in dittatura, neanche Re Sole, mio sire!) e temo che invece di guadagnare un partito perderemmo questa oasi di ossigeno in un mondo irrespirabile.

    In "Economisti per caso" un articolo di Krugman del 97 è dedicato alla "Democrazia razionale" (Rat choice). Non la voglio spiegare a lei che la sa, è una possibile risposta alla domanda che tutti noi lettori ci poniamo: perché gli altri non capiscono quello che noi abbiamo capito?

    In sintesi l'ipotesi è che l'elettore persegue + o - razionalmente interessi individuali. Il che sembra ovvio e innocuo ma se ci pensiamo bene, smettiamo di chiederci perché la democrazia funziona male e iniziamo a chiederci perché funziona.

    Il problema è che non è l'elettorato a votare, ma il singolo elettore e non è suo interesse farsi carico della comprensione della politica: che differenza fa un solo voto?
    Cioè l'elettore è soggetto al problema del "free-rider": un bene o un servizio utile che non può essere ristretto solo a chi paga per esso (quel che succede anche con Asimmetrie).
    Il problema del "free-rider" è la ragione per cui chiunque sia sano di mente concorda sulla necessità di uno Stato con un certo potere coercitivo, almeno quello di fare pagare le tasse.

    Ma c'è una trappola: il processo democratico, unica via accettabile per decidere quanto potere coercitivo debba avere lo stato, è a sua volta soggetto al problema del "free-rider": gli interessi di tutti sono gli interessi di nessuno. Se ciascuno dedica il suo tempo libero a informarsi tutti ne godremmo i benefici. Se lo fanno tutti, tranne me che continuo a occuparmi delle mie faccende, io avrò un guadagno personale e anche un buon governo, scrisse Popkin.
    Il risultato è che il pubblico è nel suo complesso razionale, ma non informato e questo lascia il campo aperto agli interessi particolari, cioè alle lobby che decidono le politiche che fanno al caso loro.

    Una soluzione è rendere più difficile alle lobby influenzare le decisioni politiche, ma in che modo?
    Un'altra risposta è promuovere le virtù civiche. Se i media trattassero il pubblico con più rispetto, le persone diventerebbero più responsabili. La qualità della politica ha risentito dell'erosione di fiducia nei confronti di sindacati, editori, chiese... Qualcuno sa come creare buoni opinion leader?
    (uno o due non bastano)
    Ma in ultima analisi, conclude Krugman, non esiste possibilità che un governo del popolo governi per il popolo. Questo insegna la rat choice e nessuno ha dimostrato che sia in errore.

    La democrazia è un'utopia, ogni giorno osserviamo che una corretta informazione - servita su un vassoio d'argento - non riesce a scalzare la propaganda neppure tra la maggior parte delle vittime. Sono certa che i libri che ho regalato non sono stati letti, che i link che ho inviato non sono stati aperti, che le parole che ho detto non sono state sentite, figuriamoci ascoltate. Nessuno ha voglia di gettare i comodi luogocomunismi e di sforzarsi a imparare.

    Quando saremo alla fame, crollerà quel velo di civiltà di cui andiamo così tanto fieri. Punteranno il dito verso un nemico qualsiasi (un altro popolo di vittime affamate come noi) contro cui combattere senza aver capito la causa dei nostri mali.
    Qualcuno vincerà, l'orrore terrà i potenti a freno per un po' e tutto ricomincerà da capo perché la maggior parte non avrà a capito e imparato niente.

    Come sa, non nutro speranze sulla sua/nostra capacità di cambiare il mondo. Ma la vita sarebbe stata così vuota senza quello che ci ha insegnato (ne ho imparato solo una piccola parte, perciò la prego non smetta mai).

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    1. Ecco, appunto. Mi ripeterò, ma è proprio in quest'ottica che considero già totalmente vincente l'opera di Alberto. Da un lato offre la possibilità di ragionare e comprendere la realtà in cui siamo immersi, sotto il profilo economico, politico e sociale. E lo fa attraendo a sé anche contributi di persone molto valide, su diversi piani. Dall'altro, cosa che secondo me è il vero, autentico valore di Goofynomics, condivide una finestra aperta sugli esseri umani, sulle loro scale di valori, pensieri, desideri, altezze e bassezze. È un'opera di svelamento. Come un direttore d'orchestra, seleziona, dosa, dà voce e al contempo apprende lui stesso da quella musica che è la musica di molti uomini. Anche se è un'Opera tra le tante rimane pur sempre uno spaccato importante. Per quello chi parla di fallimento non capisce, secondo me, un beneamato tubo. Vorrebbero vedere il partito, vorrebbero una segreteria, i comizi, gli articoli nei giornali, i finanziatori, proclami e raccolte firme, indignazioni ed accorati appelli, posti in Parlamento. Vorrebbero delegare e conferire fiducie, senza capire che tutto è in movimento, che ovunque si osservano sempre e solo mutamenti, i peggiori come i migliori, gli individui come i collettivi e che ad ogni scelta corrispondono determinate conseguenze, anche non volute. Ad ogni modo si guarda sempre fuori invece che dentro di sé. E non cambierà mai un fico secco finché sarà così: monarchie assolute o democrazie che siano, chiunque prenda il potere, qualunque sia la sua intenzione.
      Un cieco che deve liberarsi dall'egoismo, questo siamo. Fintanto che saremo tali anche un buon metodo come quello democratico apparirà utopico. E non è neppure detto che tempi molto oscuri non possano offrire anche più ampie possibilità in questo senso.
      Alberto, abile marinaio, pure simpatico (cioè anche parecchio stronzo, ma più simpatico se devo proprio fare un bilancio) ha ragione: non sanno con chi hanno a che fare.

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    2. Caro Nicola,
      credo che tu abbia colto lo spirito del mio commento che non era certo quello di mettere in discussione la democrazia come metodo di governo, siamo piuttosto noi a non essere alla sua altezza.
      Così come non volevo mettere in discussione l'opera di Bagnai, ma lo spaccato che apre sulla capacità e sulla volontà del pubblico di utilizzarla. Il successo di Goofynomics li ha privati della foglia di fico e ha messo a nudo la desolante inconsistenza della nostra presunta civiltà, della nostra stereotipata subcultura e la pochezza di squallidi pseudointellettuali e del loro borioso seguito.

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  12. Silvia,
    non lasciarti buttar giù dall'esistente. La democrazia ha i problemi che esponi, SE la intendiamo come processo rappresentativo elettorale; ma chi l'ha detto che eleggere un migliaio di avvocati è l'unico modo di "giustificare il potere coercitivo" dello stato?

    Dovendo immaginare un sistema che dia il potere al popolo senza passare attraverso costose campagne elettorali, perché non pensare al sorteggio?
    Prendi mille cittadini per x anni, gli dai un buon stipendio, li fai studiare per un certo tempo tematiche proposte dai corpi intermedi, metti in nomination (eh eh) a suffragio universale i free rider e chi non è in grado o non si impegna, trasmetti tutto h24 sulla tivvu' digitale... e invece della rielezione li fai preoccupare della reazione di amici e colleghi a fine mandato.
    (Ci fai anche bei soldi con gli sponsor...)

    Insomma, dai, non è difficile pensare sistemi democratici migliori di questo!

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    1. Non è molto originale, ma di sicuro concordo sul fatto che la democrazia sia la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.
      Quello che intendevo è che se neanche in una crisi grave e di lunga durata come questa la maggior parte delle vittime è disposta a impegnare un po' di tempo per capire, nessuno puó fare miracoli, questo sistema è ció che abbiamo perché è il massimo che meritiamo.
      Le persone più aperte e disponibili ad ascoltarmi si sono lamentate perché i post di Bagnai sono prolissi, perché ci sono troppi post, perché il libro non hanno avuto tempo di leggerlo. Alcuni hanno perso il lavoro, alcuni sono in cassa integrazione, molti hanno contratti a termine mal retribuiti, cosa potrebbe convincerli più di questo a impegnarsi? Invece per capire una situazione così grave e complessa al massimo vogliono investire 5 minuti una tantum.
      Comunque, per rispondere al tuo paradosso, penso che un governo di sorteggiati sarebbe stato più democratico del governo Monti. E anche mandarci a votare un governo che sottostà alla BCE non è una farsa di portata minore rispetto a quella che hai descritto.
      La realtá supera la fantasia.
      Scusa eventuali errori, scrivo dal cellulare dal letto, mentre i FANS stanno tenendo a bada una colica renale.

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    2. Come sa chi mi segue su Twitter, o in televisione, la prolissità non è una mia caratteristica, ma una ben precisa scelta di darwinismo culturale.

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    3. Scusa, Silviuccia: fra una bottiglia è l'altra ho cancellato la tua risposta:



      Silvia ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Nonlinearity":

      Come lettrice della (quasi) prima ora ne ero al corrente.
      Sembra una scelta snob, invece è il prezzo della democrazia. A stupirmi è l'esiguo numero di persone disposte a pagarlo nonostante quello che c'è in gioco e quanto hanno da rimetterci.
      Per quanto mi riguarda più che un prezzo è un piacere: attendo con ansia ogni nuovo post e, più è lungo, più ne sono felice (compatibilmente con la drammaticità degli argomenti).



      Postato da Silvia in Goofynomics alle 22 marzo 2016 21:58

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    4. (e scusa se non ho molto tempo per scrivere)

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    5. Così ripasso i post vecchi. Ho una pessima memoria.

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  13. @elu
    Il mondo già è una Babilonia, manca solo la lotteria...
    Il Caso è caro al popolo e a chi può indirizzarlo.

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    1. @Enrico,
      Se i raccontini onirico-distopici valgono come argomentazioni, ne ho uno migliore. Parla di un paese dove per rappresentare i cittadini bisogna superare almeno due di queste tre prove: potersi finanziare una campagna milionaria, baciare chiappe per vent'anni nel partito, firmare contratti di fedeltà a un comico.
      In confronto a questo ammetterai che un'estrazione, fosse anche di una spada dalla roccia, appare un metodo di selezione razionale e illuminato.

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    2. @elu
      Ma io ero d'accordo con te. Completamente.
      Infatti, avevo detto "manca" (nel senso di: "sarebbe perfettamente idonea allo scopo") non "ci manca" (nel senso ironico di: "mettiamoci anche quella e siamo a posto!").
      Tra l'altro, come osservavo, il Caso piace al popolo, ma anche a chi ha i mezzi per indirizzarlo. Probabilmente tutti più contenti di ora... e più o meno altrettanto cojonati. Certo, anche la spada nella roccia ha il suo fascino, ma, pur essendo fra tutti il metodo più illuminato, per la stessa ragione è teocratico e non democratico. La lotteria idolatrata dal popolo, in fatto di democrazia, non ha rivali.
      L'arcinoto raccontino spero ti sia piaciuto.

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    3. Rispetto alla pessima qualità della nostra classe politica e alla assoluta mancanza di razionalità del corpo elettorale a me il sorteggio al posto della elezione sembrava da tempo (e non solo provocatoriamente) una scelta più "razionale". Votai 5 stelle nel 2013 proprio perchè la maniera di reclutare i candidati mi rammentava proprio un sorteggio. L'esperimento (visto dal punto di vista della qualità degli eletti) potrebbe anche essere considerato un successo ma... poi sembra ci sia chi manovra i sorteggiati. E questo è un grosso problema.

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    4. @Alessandro
      Anch'io ero piuttosto serio.

      @Enrico
      I fessi si faranno sempre cojonare, altrimenti non sarebbero fessi, e per proteggerli bisognerebbe creare un sistema tanto totalitario da creare ancora più occasioni di cojonarli. Il raccontino è evocativo ma è anche un argomento fantoccio, visto che esiste il giusto mezzo.

      @Silvia
      Mi dispiace per le tue coliche. Per distrarti, voglio continuare a intrattenerti facendoti notare che l'ipotesi non è tanto paradossale o farsesca: sono estratti a sorte sei su otto giudici nelle corti d'assise, quelle che applicano "il potere coercitivo dello Stato" al massimo livello, ovvero per sanzionare i delitti più gravi.
      Era composta da cittadini sorteggiati la boulé ateniese, con poteri legislativi e giudiziari. Si potrebbe obiettare che condannò Socrate, ma è pur vero che il filosofo si andò a cercare la condanna, e la accettò con fermezza... forse proprio per educare un popolo che valeva la pena educare ("sacrifichiamo un gallo ad Asclepio").
      Altri esempi che rendono questa proposta per nulla originale sono qui.

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    5. Scusate, ma proprio non vedo differenza tra l'elezione e il sorteggio di una manica di avidi incoscienti. Perché se a qualcosa è servita l'esperienza in Goofynomics direi che è proprio quella di dimostrare che il problema di fondo è molto profondo ed è fondamentalmente (h)umano. Almeno questo è ciò che ne ricavo io. Trovo che parlare di sistemi migliori di altri, modelli e forme di governo ideali o meno sia un pochino inconcludente. Qual è la base da cui procedere ad estrazione? Che caratteristiche ha o dovrebbe avere? Vanno bene tutti? Quali i criteri educativi? Chi li sceglie? Chi sceglie chi li sceglie? Come? Perché? In diritto penale esistono strategie difensive dell'imputato che spingono, dove possibile, ad evitare di arrivare davanti a giudici popolari per concreto timore di un giudizio di pancia (che comunque non è escluso veramente nemmeno se a decidere sono solo giudici. Parlo per esperienza diretta). In quel Paese arretrato che sono gli USA il giudice popolare è la regola, vengono estratti ed infatti il giudizio là si risolve a colpi di retorica e sapiente uso dei mezzi di comunicazione (per chi ha i soldi). Senza dubbio più divertente, ma io non farei a cambio. E cambierei comunque profondamente il nostro. Torno in topic. Per quel che mi riguarda sono convinto che anche una monarchia assoluta sarebbe un eccellente modello se a gestire una base consapevole ci fosse un Re altrettanto consapevole. Ma qua sta il punto. C'è un problema più profondo, interiore che impedisce alle persone di mettere in prospettiva paure e convenienze in una società che ha dimenticato totalmente la sua dipendenza da qualcosa che chi ha la fortuna di avvertire comprende essere più alto e importante. E davvero si è convinti che stiamo qui su questo globetto di terra e acqua solo per scannarci, rantolanti, accumulando cose, per poi morire come il peggiore degli animali. Forse il modello democratico almeno evita che si accentri troppo potere nelle mani di un solo avido, preferendo che se lo spartiscano tra più d'uno della stessa razza. Allora io penso che un buon atteggiamento sia quello di essere onesti con se stessi, ragionare su limiti e qualità personali, farvi leva cercando di braccare i propri egoismi e fornire esempi a coloro che si considerano fessi. So che probabilmente verrò seguito poco nel mio ragionamento, ma credo sia fondamentale considerare prioritario combattere se stessi se si vuole poi influenzare il mondo. Credo nel potere dell'esempio: guardate Alberto, nel suo piccolo e con tutti i suoi difetti.

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    6. @elu ei
      scusa non capivo se eri serio o sarcastico o entrambe le cose.
      Non ero a conoscenza di queste idee, ma penso che tra una corte d'assise e un parlamento la differenza sia enorme, forse per questo i giudici vengono sorteggiati e i parlamentari no.

      A caldo direi che non ho molta fiducia nella democrazia dal basso (se fossi sorteggiata io, sarei nel panico). Mi trovo d'accordo con Alessandro sull'esperienza dei 5stelle, anche se non penso che l'unico problema siano le manovre sui reclutati: se la famosa base fosse stata completamente libera, avrebbe fatto meglio?
      Un elettore che non capisce il suo piccolo ma fondamentale ruolo di elettore, può essere un buon politico?
      Comunque è un argomento interessante, un buono stimolo di riflessione.

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    7. @Silvia
      ero serio sebbene in modo provocatorio. Comunque tu a pelle, anzi a schermo, te la caveresti benissimo. Grazie per l'interesse, cerco di argomentare rispondendo a Nicola.

      @Nicola
      Sono d'accordo che bisogna svilupparsi, altrimenti che studiamo a fare: non direi però combattere contro se stessi, perché non credo che gli esseri umani in generale abbiano il diavolo in corpo, semmai delle pulsioni egoiche che vanno regolate. Certo, i pochi iniziati (che definisci forniti di humanitas) nel tempo libero possono dissolvere l'ego per riunirsi a Dio o all'Aquila o come la vogliamo chiamare, ma è la classica visione (consolatoria in un mondo di schiavi) "del saggio libero". Peraltro questi saggi sono strutturalmente pochi in tutte le società, e quando pensano di contare passano brutti quarti d'ora (Platone da Dionigi).
      Perché?

      Volendo fare i Montesquieu in sessantaquattresimo, dobbiamo notare che le istituzioni sono importanti. E proprio in quanto formano il grosso della società - anche se in quanto sovrastruttura sono comunque meno importanti dei rapporti economici e di forza, di cui naturalmente devono tenere conto.

      Esempi: se al potere ci va una casta di sangue i cui rampolli si sposano rigorosamente fra loro, avremo una società statica, un'élite esposta a varie tare genetiche, una massa di plebei considerati meno che umani, e degli happy few che si dedicano ad arti formalmente molto strutturate - tipo la musica barocca. È un'evoluzione piuttosto ovvia.
      Se al potere mettiamo chi vince tornei di pallone, avremo una società molto atletica ma poco... avanzata, dove i canoni di bellezza prescriveranno polpacci grossi così.

      In Italia fino a pochi anni fa per arrivare al potere serviva parlantina, clientele, tangenti e abilità nei partiti e nelle "corporazioni". Abbiamo così goduto di una classe politica di parolai clientelari tangentari e corporativi, una società i cui capi si sono venduti separatamente ma in blocco senza nemmeno capirlo.
      Ora le cose stanno cambiando, magari in peggio, e si richiede di essere ricchi, per contare davvero, o dei bravi ragazzi-immagine. Ovvio che rispetto al vecchio familismo del mangia e fai mangiare venga privilegiata l'avidità e il culto dell'immagine, e per le masse è pronto facebook.

      Volendo incidere sulla società (in un'ottica certo lontana del tempo), non occorrono solo dei rapporti strutturali socioeconomici nuovi. Servono anche istituzioni che permettano di valorizzare la diversità umana mettendone in risalto l'unità sostanziale, e di comporre una pluralità di interessi in modo visibile, quasi pedagogico. Istituzioni che diano anche corpo all'idea che le classi esistono, ma sono trasversali alle professioni e non corporative.
      Poi non dico che il sorteggio è una soluzione in sé. Però offre dei vantaggi. Anzitutto scoraggia l'ambizione verso "il potere per il potere" e la ricchezza ottusa. Inoltre può avere effetti livellatori, senza eccessi. Immaginate se i "fortunati" venissero presi per classi di reddito, dalla consistenza proporzionale a quella della fascia di reddito reale, ad esempio per dare al famoso 1%, l'1% dei delegati. Giustamente ci vorrebbero mille pesi e contrappesi, costituzioni rigide, e poi magari (come nell'Atene classica) la caratteristica più ricercata diventerebbe la filosofia e l'oratoria, e fra le arti la satira e il teatro. Cosa che a me sembra piuttosto desiderabile.

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    8. Chiaro. Solo due precisazioni. La prima che non intendo propagandare una qualche chiusura al mondo, ma solo ricombinare le priorità. Io penso ad un cambio di prospettiva dalla quale partire. L'azione viene di conseguenza e secondo me decisamente meglio. La seconda che non intendo l'egoismo come male in sé al quale l'uomo viene costretto. Penso che l'egoismo vada riconosciuto prima ( e già qui è dura..) e controllato poi, in modo da sapere sempre chi tra te e lui stia prendendo la decisione. Non aspiro certo ad eliminarlo, cosa che non avrebbe senso e che ritengo oltretutto impossibile.

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    9. Vedo che a Giovinia spira una piacevole brezza di rivolta. Just in case, non vorrei dirvelo, ma avete visto sì che nonlinearità un paio di giorni dopo questo post? Io starei attentino...

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  14. @Silvia
    il discorso è semplice.. ci sono una marea di impostori e assoldare la colpa a tutti "noi" mi sembra eccessivo.
    Noi (diciamo quelli che hanno speso mesi e mesi per provare a capire questa crisi e i suoi risvolti) per certi versi siamo selettivi ovvero: "spari una cavolata? click!" - "non dai un quadro sistemico dei problemi? click".
    Per esempio io ho letto l'articolo di Bagnai del 2010 e l'ho messo di lato (in attesa).
    Poi mi sono fatto 4 contro fattuali (tipo, e non scherzo: "colpa della corruzione? perché allora USA e Irlanda sono saltati come tappi di bottiglia di spumante?).
    Ma serve un minimo (elevato) di riflessione perché bisogna incastrare le tessere del puzzle.

    Invece il resto di "noi" (i nostri connazionali e il resto della popolazione europea) è inondato da pseudo informazioni e visto che 99 cose che si dicono sono errate, per definizione la centesima lo deve essere pure.
    E loro sono geni.. avevano previsto chi avrebbe parlato male di € ed €urss ed è stato sputtanato.
    Quindi, MI SPIACE DIRLO, combattere questo fasciocomunismo non è questione di causa nobile bensì essere e pensarla come Salvini (relazioni semplici da mononeurone, lo so.. ma la radicazione del pensiero per cui sono i politici a portare le idee è troppo addentro alle ns società).
    Io ho dovuto sudare le fatidiche 7 camicie per capire questa crisi.
    Fondamentale è stato (per me) riprodurre la seconda mancata condizione per avere un'AVO (convergenza delle inflazioni) e la semplice relazione tra PIL (Y=C+I+G+NX) con il moltiplicatore fiscale (oltre alle condizioni del ciclo di Frenkel allargato ad un sistema che si autoalimenta).
    Serve obiettivamente la terza media ma bisogna fare 10 (per dire) passaggi logici.
    Quando li ho fatti (insieme alla lettura degli interventi di Napolitano e Spaventa) ho incominciato ad avere il terrore (terrore che mi porta ad essere freddo su ciò che è successo a Parigi e Bruxelles pensando agli attentati della mafia che chissà perché, ogni volta che avvenivano, erano seguiti in "mondovisione" da tutti i servizi segreti)

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  15. Un'ultima cosa, scusi prof.
    Prendo l'esempio di mio padre (ormai anziano).
    Quando ero bambino e penso che andassi alle elementari mi spiegò in pratica la condizione di sviluppo di un paese secondo Tony Thirlwall.
    Mio padre ha la terza media.

    Ora sconosce (e ve lo assicuro, sconosce!) tale modo di concepire l'economia ed è disperso nella melma dell'informazioni.
    Io vedo solo (a parte i coglioni, perché uno che afferma che chi ha votato Hitler lo ha fatto per la perdita dei risparmi con l'iperinflazione di Weimer per me è un coglione.. specie se lo ripete dopo che gli si spiega la realtà dei fatti) gente confusa ma molto confusa.

    Per ultimo.. e qui il prof è stato geniale (spesso la semplicità porta a risultati superiori perché nel discutere cose semplici basta trovare la chiave corretta per la soluzione piuttosto che fare mille elucubrazioni): IL M5S.

    il fatto che una fetta grossa della popolazione è stata letteralmente distolta dai reali motivi della crisi, tenendo conto che un'altra fetta è PDina (nel senso che vota PD a prescindere), si capisce bene che definire il "noi" come colpevoli mi sembra eccessivo.
    Il M5S è stato una sciagura (sapendo pescare dai no-€urss con post e risposte date in certi contesti solo per accaparrarsi un po' di voti) da questo punto di vista.
    Ora, il fatto che i suoi sostenitori abbiano le idee confuse e siano un po' forcaioli dentro, beh, è pure vero che sono stati mal indirizzati.
    C'è del malcontento e milioni di persone dopo un ventennio di santificazione della purificazione (da manipulite) ovviamente sono state indirizzate verso un movimento che è dal punto di vista politico il diretto proseguimento di quel periodo (mentre Forza Italia e PD non lo sono stati).

    E non penso che la colpa di manipulite sia la "nostra".

    Su FB ho visto alcuni libri delle medie (ed elementari?) con assurdità totali su UE, ruolo dello Stato e strutture sovranazionali.
    tra 20 anni i nostri discorsi saranno aria fritta e dovremo dare la colpa ai genitori che non dovrebbero fidarsi dei libri?

    E perdonami, se dovessi andare a Catania, di fronte alla meravigliosa Villa Bellini trovi la statua di quel tizio (per chi non lo sapesse, Garibaldi).
    Per caso i catanesi sanno che siamo stati asfaltati da questo guerrafondaio? Che avremmo prosperato come la Lombardia con la differenza che viviamo nell'isola più bella al mondo con la cucina migliore al mondo?
    E saprai meglio di me i giudizi sui libri di chi si oppose a Nino Bixio a Bronte.
    I siciliani si sono ribellati.
    Sono stati sconfitti, sono stati impiccati, deportati.
    E la storia riscritta.
    Oggi la statua è ancora lì che troneggia nella via più bella di Catania (fantastica.. parte con la porta di Sant'Agata e con il duomo)

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